teatro

La Borto al Festival delle colline torinesi; appunti su uno spettacolo.

Turin, Cavallerizza reale – manica corta

22 Giugno ultima recita dello spettacolo La Borto di Scena Verticale al Festival delle colline torinesi; serata sold out con molte persone sedute sui gradini della sala. Molte donne. Il coraggio e la sapienza teatrale di Saverio La Ruina hanno fatto sì che riuscisse nella difficilissima operazione di riproporre, dopo il doppio premio ubu per dissonorata, uno spettacolo che ricalca una stessa struttura scenica: un monologo di una donna del sud interpretato da un attore con in scena un musicista. Monologo in dialetto calabrese (di Castrovillari per essere precisi, + o -) di musicale bellezza.

Ci sarebbe da dire molto sullo stile di recitazione di La Ruina, su come riesce a dar vita in scena a un femminile antico e dolcemente tragico (e riesca – ma forse esagero- a trascinare lo spettatore nel suo divenire-donna così da vivere della  stessa triste dolcezza che abita le nonne del Sud),  così come sull’equilibrio d’insieme degli elementi scenici: dalle musiche di Gianfranco De Franco che sostengo e amplificano ‘u cuntu con loop struggenti, al disegno luci preciso ed essenziale di Dario  De Luca.  (…)

Stessa struttura, dicevamo, e due spettacoli diversissimi, due personaggi diversi e ugualmente potenti recitati da un attore bravo come pochi oggi in Italia. Il rischio, altissimo, di ripetere qualcosa di già fatto viene superato grazie al fatto che la storia è di una potenza pari a quella di Dissonorata e la struttura drammaturgica riesce a dosare saggiamente i tempi e i modi in cui lo spettatore viene affascinato dalla storia, reso partecipe, fino al punto di provare dolore. Questo è quello che mi è successo. Sentirmi preso in una morsa teatrale d’antica sapienza ( un giusto equilibrio di pieni e vuoti della narrazione, delle posture del corpo, della musica) grazie alla quale è possibile – le rare volte che accade oggi a teatro – provare empatia con il personaggio (o con l’attore/il dramma/ gli affetti della musica etc etc etc) e sviluppare un pensiero critico (fondato su un affetto vero)  su ciò che è il senso dello spettacolo che si sta vedendo/ascoltando.

Peccato non ci fosse nessun prete. Peccato non ci fosse nessun anti-abortista e nessun leghista.

Qui di seguito il link alla scheda e alla rassegna stampa di La Borto

http://www.scenaverticale.it/index.php?option=com_content&view=article&id=49%3Ala-borto&catid=1%3Aspettacoli&Itemid=70&lang=it

” (…)quando si crea si resiste.” gilles deleuze

Riflessioni a margine del caso DL:

In teatro è normale compiere ‘elaborazioni drammaturgiche’, è normale dichiarare cosa si sta elaborando e a chi si deve qualcosa. Esperienza mia: ho elaborato un testo che sento mio, è iniziato come un esercizio di composizione a seguito della lettura di Viaggio a termine della notte di L. F. Céline. Ho selezionato alcune frasi, alcuni periodi, li ho montati e ho ottenuto una mia ‘visione’ delle prime 100 pagine del Viaggio. Dopodichè ho individuato un tema (i bambini soldato) ho letto altri libri, ho elaborato,  scritto e riscritto per circa un anno.  Il testo l’ho intitolato F.M. K., lo sento mio ma devo moltissimo ad almeno dieci scrittori, escluso Céline.

Non so se questo lavoro faccia di me un autore/creatore, a dir la verità non mi preme molto. Quello che mi preme, in quanto teatrante, è farne uno spettacolo. So, alla fine, che mi è costato una bella fatica e il risultato è mio ma il materiale di partenza no.

Durante la lettura dei post su Giap in merito al caso di DL mi son tornati in mente alcune frasi di Deleuze che si trovano in ABCedario (ed. Derive Approdi):

Sport: Ci sono due tipi di grandi campioni, che per me non hanno lo stesso valore, quelli che creano e quelli che non creano. I non creatori sono quelli che portano uno stile esistente a una potenza ineguagliata, ad esempio Lendl non è in sostanza un creatore, per il tennis.  poi i grandi creatori (…) quelli che inventano nuovi colpi, che introducono nuove tattiche e su questo si precipita ogni genere di imitatore. Ma i grandi stilisti sono degli inventori anche sul piano dello sport…

Questo per dire che, penso, sia questa una delle cose che mi urta dell’attegiamento di DL il fatto che abbia tentato,  e tenti ancora, di passare per un creatore quando, fosse stato sincero con il pubblico, con i suoi sostenitori accaniti, con i lettori del blog, avrebbe dovuto dire: sono un “campione della satira”, ho i miei maestri e da loro ho appreso ciò che vi dico e dirò.