su qualche riga vergata da Scurati

Gli appunti che seguono li ho scritti di getto stamattina sul mio profilo facebook, cosa che non faccio da anni “scrivere su facebook”. Così le ho cancellate e le riscrivo qua, che è il posto giusto:
Ieri ho letto un pezzetto dell’articolo di Scurati, la parte che va da “Omero e Junger” a “destini individuali e collettivi”. Niente di più, non ho accesso al giornale. Il poco che ho letto mi ha suscitato imbarazzo e una certa nausea (la sacrosanta nausea) per l’accozzaglia di generalizzazioni tossiche contenute già solo in poche righe in cui si vuole “la nostra civiltà” fondata nel combattimento armato frontale. La meraviglia di vedere tutta questa voglia e ansia di pugna eroica in maschi panzoni ultracinquantenni a cui manca – manca del tutto – di vedere che nell’Iliade – visto che si tira in ballo Omero – sono tutti descritti come poveri idioti ridotti a cose. La tanto amata “forza” riduce tutti a cose che si spezzano, squarciano, frantumano e finiscono nella polvere. Fine: non c’è nessuna gloria, nessuna bellezza, niente. E ancora tirano in ballo “pensatori” nazionalisti e militaristi per giustificare cosa? la voglia di che? Di guerra? Ma che s’ammazzassero fra loro e bona lè, come canta bob dylan si stara a seguire le bare giusto per assicurarci che siano morti per bene e finiscano sottoterra.
Consiglio la lettura o rilettura delle opere di Margaret Atwood, Barbara Hamby, Hilda Doolitle, Judith Kazantzis, Louise Glück, Simone Weil per ridimensionare e disinnescare queste tirate tossiche e guerrafondaie.
Chiudevo così il post e nel frattempo Luca Casarotti ha avuto il tempo e il modo di analizzare e disinnescare in questo articolo – pubblicato su Jacobin italia – le parole di Scurati.