working class

Tagessuppe – Incursione in gelateria

Nell’articolo in cui annunciavo l’uscita a gennaio 2025 di Risto-Reich, anticipavo anche che avrei pubblicato materiale che, per motivi diversi, non è rientrato nel corpus del romanzo. Scrissi infatti che hanno a che fare con la materia viva che compone il romanzo. Fanno quindi parte a pieno titolo del progetto. Quella che segue è una riflessione su mondo della gelateria. Buona lettura.

 

Ho avuto colleghi che hanno lavorato in alcune gelaterie della città. Gelaterie di proprietari diversi, in luoghi diversi, ma tutte con la stessa modalità di trattamento dei dipendenti. Stessa concezione dei rapporti umani, quasi come se ci fosse un’unica, questa sì internazionale, direttiva aziendale. Il meraviglioso Made in Italy, apprezzato in tutto il mondo.

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Like cake in a crisis \ We’re bleeding out. Parte quarta

12.05

Le giornate sono più lunghe e fredde. Un’ondata di freddo che arriva dal nord (da dove sennò?) ha fatto riabbassare le temperature e su Vienna soffia un vento gelido che spazza via lo smog che – insieme al traffico – è tornato in città. Era meglio prima, continuo a dire fra me, riecco la normalità.
Come tante e tanti in questi ultimi mesi, evaporato il lavoro, ho messo su un minimo di routine che non mi facesse partire la brocca. Che poi ci vuole poco, basta vedere con quanta velocità tutto quello che credevi di aver messo da parte per “stare tranquillo” vola via per un imprevisto, una malattia. I soldi si muovono a senso unico e i nervi iniziano a cedere.

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Appunti su “Chav” di D. Hunter, un romanzo working class

Ho iniziato a leggere Chav due giorni fa in tarda mattinata e l’ho finito ieri pomeriggio. Lo avrei finito anche in meno tempo, se non avessi avuto altro da fare, e il motivo è questo: avevo bisogno di leggere una storia così: diretta, potente, vera. Perché in un periodo come questo una storia in cui il tema portante è la “solidarietà coatta” ci spinge a rivedere le nostre posizioni rispetto alla nostra classe sociale, alle persone che ne fanno parte; anche rispetto a noi stessi, se siamo “maschi bianchi eterosessuali a piede libero”, e analizzare ciò che stiamo facendo: combattiamo lo stato di cose o siamo passati dall’altra parte della barricata?

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Fear Inoculum

[Devo dare forma a quello che mi gira in testa, anche per questo motivo ho aperto questo blog. Anche se – come dire? – possono essere pensieri con cui posso trovarmi in parziale disaccordo. Per quanto siano miei di sicuro. E insomma dopo giorni e giorni e giorni di terrore a mezzo stampa, di gestione criminale di una emergenza sanitaria trasformata in laboratorio di controllo e reclusione sociale la rabbia va manifestata in qualche modo. Le righe che eseguono le ho scritte ieri notte 04/04. Oggi leggendo in rete le dichiarazioni di alcuni personaggi pubblici su sciarpe, foulard da indossare e chiese da aprire – dichiarazioni fatte mentre anche su di loro pesa la responsabilità della situazione devastante che c’è nelle RSA, negli ospedali… – beh – mi sono augurato davvero che abbiano in tasca una fialetta di cianuro per uso personale]

Immunity, long overdue
Contagion, I exhale you
Naive, I opened up to you
Venom and mania
Now, contagion, I exhale you

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Like cake in a crisis \ We’re bleeding out. Parte terza

[La prima parte di ciò che segue (23.03) l’ho scritta giorni fa ed è stata pubblicata all’interno delle Necessarie evasioni sul blog di Alpinismo Molotov, avrei potuto pubblicarla prima anche quassù ma lo faccio ora che ho anche altro (29.03) e va bene accusì]

Strano trovarsi qui
Questo cortile
Occhi scuri intorno a me
Ho un po’ paura
Il peggio verrà da sè
Anche questa sera…

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Like cake in a crisis \ We’re bleeding out. Parte seconda.

[forse avrei dovuto pubblicarlo un paio di giorni fa queste righe, vista la velocità con cui si sta evolvendo la situazione, soprattutto in Italia. Ma tant’è. La prima parte la trovate qui]

A me piace stare a casa, è il posto dove ho i miei libri, i dischi, ciò che è parte di me. Mi piace restare a casa, ma solo fino a quando non sento che i muri iniziano a curvarsi e lo spazio intorno a me retringersi. E questo succede ogni giorno, anche più volte al giorno. In quel momento mollo tutto ed esco, non esiste altro che il bisogno dell’aria aperta e che fuori ci siano -15 0 35 gradi è uguale, devo uscire, andare via.

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