Wu Ming

Appunti su UFO 78 di Wu Ming

Faccio un po’ di ordine fra i miei appunti, per quanto mi riesce;

Nel maggio del 1978 avevo meno di due anni, quindi non so niente del clima da assedio, dei posti di blocco per le strade, del martellamento mediatico sulla linea della fermezza, della claustrofobia dei 55 giorni del sequestro Moro. Non ne so niente ma avendo vissuto gli anni del confinamento nel “periodo Covid”, avendo visto i posti di blocco per le strade, eserciti a pattugliare confini, persone inseguite e fermate perché stavano facendo una passeggiata o una corsa in spiaggia, avendo saputo di delazioni fra vicini, elicotteri in volo a caccia di “untori”, di paranoia e ipoconria e del disgustoso martellamento mediatico del biennio Covid, non faccio troppa fatica a immaginare il clima.

Leggendo l’ultima fatica di Wu Ming si capisce che il 1978 fu l’anno in cui iniziò il nostro presente.

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Cantalamappa, una storia ad alta voce #4

Due giorni fa ho finalmente registrato il quattordicesimo capitolo. Il titolo è Rapa Nui, si racconta dell’isola di Pasqua.

Nel frattempo anche qua a Vienna hanno imposto l’obbligo di portare la mascherina ffp2 anche all’aperto in alcune piazze come Stephanplatz, Schwedenplatz… I luoghi in cui c’è l’obbligo sono opportunamente segnalate tramite enormi cartelli. “Noi al posto del virus”, dicono. Boh. Il primo giorno di divieto mi sono ritrovato, appena uscito dalla metro a Schwedenplatz, non uno ma due furgoni della Polizei e relativi PolizistInnen che stazionavano a pochi metri dalla scalinata che porta al luogo dove fu “spento” l’autore dell’attentato di Novembre scorso. Ci sono passato in mezzo ai PolizistInnen, il percorso era obbligato, ed erano tutt* senza mascherina. Sarà stato perché era ancora parecchio presto e di prima mattina si è tutt* un po’ assonnati? Oppure sarà stato perché indossare la mascherina all’aperto è una minchiata?

Cosa c’entra questo con la storia di Rapa Nui? C’entra – mi dico e credo – nella misura in cui forse in troppi si sta guardando, in cerca del pericolo, nella direzione sbagliata.

Proprio come i Moai.

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Cantalamappa, una storia ad alta voce #3

 

Dopo aver registrato i capitoli “L’isola del tesoro”, “Dov’è il centro del mondo” e “L’albero di Bottego… o di Mahamed?”, l’estate scorsa in occasione dell’invito a partecipare al festival STORiE di Stra-ordinaria follia (ne ho scritto qua), non ho più registrato nulla. Mi sono fatto prendere dai ritmi del lavoro quotidiano, dalle preoccupazioni che affliggono più o meno tutte e tutti. Ieri ho ripreso in mano il libro e mi sono detto che questo lavoro è da finire. Anche perché siamo più o meno dove eravamo, lockdown dopo lockdown. Le “fasi” si susseguono e di fatto non è che cambi granché. In balia di inettitudini, restrizioni, guardie armate e ignobili esseri che misurano la vita con PIL, con un virus che muta e un vaccino che chissà quando verrà davvero somministrato a tutte e tutti. E non mi riferisco solo a chi vive in Italia o in Austria o in Europa, ma a tutte le persone che abitano questo pianeta, a prescindere dal colore della pelle, dal PIL del paese in cui si vive, dal genere e dalla posizione sociale.

Leggere queste storie fa venire voglia di andare a camminare, lasciarsi la porta di casa alle spalle e entrare nella strada, aprirsi all’incontro. Che è gran parte di ciò che manca, l’incontro. E perciò ecco qua il capitolo 11:

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Cantalamappa, una lettura ad alta voce #2

24.04

L’altro ieri ho finito di registrare il quinto capitolo, ieri l’ho riascoltato e poi inviato alla nipotanza. Questo quinto capitolo ha un andamento diverso dagli altri, all’inizio l’ho trovato strano ma poi lavorandoci credo di essere riuscito a trovare un accordo tra il mio ritmo e il suo. Chissà se è venuto davvero bene. Intanto è fatta, ed esserci riuscito dopo un bel po’ di giorni di tribolazioni, è una piccola soddisfazione. Proverò a lavorare con un po’ più di dedizione alle letture, così che non passino così tanti giorni fra una e l’altra. Non tanto per assolvere a un dovere, ma per mantenere una promessa. Sirius continua a tenermi compagnia durante tutta la durata delle registrazioni, Gea preferisce andare via a un certo punto, al solito.

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Cantalamappa, una lettura ad alta voce

09.04.

Alcune notti fa stavo passeggiando per le vie del mio quartiere in compagnia di Gea e Sirius. Loro annusavano e facevano i loro bisogni lungo muri, aiuole e parchetti, con le aree giochi recintate con il nastro bianco e rosso della polizei, e mi chiedevo cosa potessi fare per le figlie e i figli di fratelli, sorelle e compagn* e amic* che da settimane sono rinchiusi ai domiciliari fra Italia e Inghilterra. Quando a un certo punto mi sono detto che potevo leggere e registrare un libro e inviare loro le sessioni di volta in volta. Sì, ma che libro? La scelta è caduta subito su Cantalamappa di Wu Ming. Per tre ottime ragioni:

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