prese di posizione

Torino – Firenze A/R [ prima pagina del racconto pubblicato su Lo straniero]

L’impressione che ho è che le città inizino ad assomigliarsi un po’ tutte, a partire dalle stazioni ferroviarie. Sarà forse perché una volta scesi dal treno ci si ritrova davanti bar, negozi e librerie che fanno parte di catene commerciali. Stessi marchi, stesse vetrine, stessi prodotti un po’ ovunque.
La tendenza è verso un modello commerciale che rende i centri delle città interscambiabili tra loro, nella sostanza.

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Una mappa – Viaggio d’inverno

La barba invecchia
libera folta omogenea
spunta spinge cresce
disegna continenti dai colori cangianti
il nero nel grigio si tramuta nel bianco
continenti in contatto, nessuna frontiera
sulla faccia ho una mappa
paesi interi
etnie, lingue culture
la barba fa del mio volto
un mondo antico.

Scaramouche, #teatro e rivolta.

Ciò che segue è un omaggio all’attore Leo Modonnét – e alla maschera di Scaramouche – le cui gesta sono narrate ne L’Armata dei sonnambuli. Ogni somiglianza a fatti e/o persone è da ritenersi casuale, per quanto la situazione teatrale italiana renda verosimile e plausibile ciò che è qui narrato. Buona lettura.

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#teatro, comunicazione e Cut up

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Ci sono testi che per essere compresi necessitano di diverse letture, almeno per me è così. A volte devo leggerli a voce alta per afferrarne il senso.
Ci sono però anche testi che restano sordi a molteplici letture. Testi di latta.
Per lo più sono testi che pretendono di “comunicare” e – magari – di farlo anche senza nessuna implicazione ideologica. Si presentano come testi “tecnici”, neutri.
Sono i più buffi e – spesso – i più pericolosi.

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Augurio e ingiuria .1

Averrevu e morere
e nà morte lenta
lenta,
nà morte ca vi leva
juernu ‘ppè juernu,
e ciangere tutte e lacrime d’e muerti
ca aviti fhattu
ciangere àcitu d’e santi
senza riciessu mai…

Averrevu e morere chianu
chianu,
suli,
‘mpo’ ndè resta nente
mancu nù jatu
nù ritrattu, nà vuce,
nente.

Averrevu e morere ogni juernu.
a conclusione d’à notte.

i libri come guantoni

Il fastidio monta, non tanto – non solo- l’indignazione. Non mi indigna un leghista, siamo in democrazia no? Mi dà fastidio lo sdoganamento dell’ignoranza cafona. Mi da fastidio il qualunquismo d’accatto, le bugie ripetute come mantra tipiche del fascismo vecchio e nuovo. Mi da fastidio che un leghista assessore alla cultura (!?!) si permetta di intimare, minacciare. E’ ripugnante che esista la cornice ‘culturale’ all’interno della quale qualcuno possa dire qualcosa del genere, forte del fatto che nessuno oserà contraddirlo.

La bassezza di un tale gesto spinge naturalmente verso un giusto disprezzo nei confronti dell’ignoranza che lo ha partorito.

Per chi vuole saperne di più e seguire gli sviluppi del rogo dei libri proposto dall’assessore leghista può seguire la discussione su giap qui il link