Manifestazione a #Vienna #riseup4rojava. Contro la guerra della Turchia contro il Kurdistan

Sono stato alla manifestazione di oggi contro la guerra mossa dalla Turchia di Erdogan contro il Kurdistan, qui a Vienna. C’erano famiglie con bambine e bambini al seguito, anzian* e tant* giovan*. Non ho idea del numero ma si era in parecchi (mille, duemila?, non so), tante le bandiere delle YPJ e YPG, tante altre con il viso di Öcalan. La manifestazione è partita dalla Votivkirche sul Ring per poi srotolarsi lungo la Waeringerstrasse per terminare all’incrocio della Bolzmanngasse con la Strudhofgasse. E’ durata circa un’ora e mezza. Ero da solo e mi sono portato dietro per compagnia Hevalen, il libro scritto da Davide Grasso e pubblicato da Edizioni Alegre, a un certo punto l’ho tolto dalla borsa e l’ho tenuto in alto, per testimoniare qualcosa che è stato fatto e per solidarietà verso chi ha combattuto e sta ancora combattendo laggiù. E lo sta facendo anche per noi. Le persone che avevo intorno hanno visto la copertina del libro e hanno sorriso. Quel sorriso m’ha commosso. Un paio di volte ci sono stati momenti di tensione, ho visto i poliziotti che correvano verso la coda della manifestazione così li ho seguiti, c’erano dei turchi che tentavano di attaccare briga. Ma non è successo nulla. I fischi li hanno allontanati. I più anziani li ho visti tranquilli, abituati a dover far fronte a quel tipo di pressione e nei loro volti leggevo una calma che mi ha impressionato. A migliaia di kilometri c’è la guerra, l’esercito turco ha attaccato le città curde. Ci sono già morti fra la popolazione, lutti che pesano. Qui da immigrati hanno a che fare con altri immigrati turchi. Sia lì che qui sono minoranza. I cori, sia in tedesco che in curdo, sono passati da “Erdogan Terrorista” a “Via l’esercito Turco dal Kurdistan”, da “Libertà per il Rojava” a “Solidarietà internazionale”. Li ho scanditi, in tedesco. A un certo punto mi sono sentito cantare da solo “Bella ciao”. Sono felicemente stonato ma dovevo farlo, dovevo cantare anch’io. Ho scattato un po’ di foto, ma non sono un granché purtroppo. Oltre alla scarsa luce anche la camera principale del mio cellulare non funziona e nella fretta ho lasciato la macchina fotografica a casa. Sono quello che sono. Le cose che mi porto a casa sono il suono delle voci delle bambine e dei bambini che scandivano “Erdogan terrorist”, le facce delle donne e dei ragazzi, la calma dei più anziani. Persone in lotta contro il fascismo, consapevoli del ruolo che stanno avendo in questo tempo devastato. Loro sono i testimoni di una rivoluzione possibile, concreta. Il minimo che si può fare è camminare con loro. Il cammino procede, la lotta continua.

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