Da “Infinite Jest”, prima che lo dimentichi

 

Prima che i giorni passino, butto giù qualche riga, prima che lo dimentichi.

Go!

In questi giorni ho ripreso a leggere più o meno con i miei ritmi di sempre. Visto che per mesi ho fatto fatica anche a leggere una pagina, questa nuova condizione la vivo come una piccola riconquista. Alcune settimane fa ho iniziato a leggere Infinite Jest e allo stesso tempo, vista la mole del libro e la non facile trasportabilità, ho letto anche altro. Fra gli altri ho letto un libro appena uscito di un autore in vista che mi ha preso molto, incentrato su un fatto di cronaca. Un fatto durissimo, tremendo, che non ricordavo. Forse lo avevo rimosso o forse all’epoca non avevo prestato molta attenzione. Il libro alla fine… va bè, magari ne scriverò, chissà.

Stapled shut
inside an outside world and
I’m Sealed in tight,
bizarre but right at home
Claustrophobic
closing in and
I’m catastrophic
not again…

Messo da parte il libro della città dei vivi ho ripreso a leggere Infinite Jest con un ritmo un po’ più sostenuto. Ogni giorno qualche pagina in più. Ogni giorno un paragrafo e relative note, in cui perdersi e ragionare. Perché una fra le tante cose belle di Infinite Jest è che fa ragionare. Così mi sono ricordato di un pezzo che avevo sottolineato giorni fa:

 

Nonostante questo però, com’era ovvio, il grosso dei consumatori US rimase molto riluttante a lasciare casa e teleputer per comunicare di persona, per quanto la persistenza di un fenomeno del genere non può essere attribuita solo alla moda passeggera della videofonia, e in ogni caso la pan-agorafobia servì ad aprire enormi nuovi mercati imprenditoriali teleputerizzati di home-shopping con consegna a domicilio, e l’industria non ebbe a preoccuparsene granché.

 

Parole che descrivono il modo di vivere che ha purtroppo caratterizzato molte persone durante la fase del “primo lockdown” in Italia e non solo in Italia. Perché se i ricchi sono diventati ancora più ricchi durante la pandemia mondiale qualcosa sarà pur successo. Ora stiamo entrando nella fase del “secondo lockdown”, ci sarà qualcuno che starà festeggiando e stappando bottiglie di champagne da qualche parte. Ci sono però altre persone che questo ulteriore lockdown lo invocano da mesi, dall’estate appena passata. Lo invocano, staccate dalla realtà, presi dal loro incubo.

Fray the strings…
Throw the shapes…
Hold your breath…
Listen!

Da martedì 17 Novembre di questo 2020 che ricorderemo a lungo, a meno che non succeda altro nel 2021, torneranno anche in Austria ulteriori e più stringenti regole. Così come in Italia e in diverse altre parti d’Europa. Torna il “restateacasa” come comandamento burocratico/sanitario, valido e onnicomprensivo a meno che non si debba andare a lavorare. La logica latita già da Marzo in questa meravigliosa vicenda innescata dal virus, e continua a latitare. Questo bisogna segnarselo a futura memoria, prima di dimenticarselo. Perché resta per me illogico il fatto di poter incontrare persone a lavoro e durante il tragitto per andare al lavoro ma non si potranno incontrare amici al di fuori del nucleo familiare. Che idea ha della famiglia, mi viene da chiedere, chi ha scritto queste regole? Sentite le maglie della morale cattolica che si stringono intorno, vero?

Per essere precisi si potrà:

  • Zu Treffen darf man nur noch dann hinaus, wenn es sich um Kontakte mit dem Lebenspartner bzw. der Lebenspartnerin handelt.

Potrò cioè avere contatti con mia moglie, vivaddio, oppure:

  • oder um Kontakte „mit einzelnen engsten Angehörigen“ bzw. „einzelnen wichtigen Bezugspersonen, mit denen in der Regel mehrmals wöchentlich Kontakt gepflegt wird“.

Potremo quindi avere contatti con singole persone importanti con cui – come nucleo familiare – si mantiene un rapporto più volte a settimana. Potremo incontrare solo una persona alla volta al di fuori della famiglia. Sempre a debita distanza.

L’articolo da cui ho estrapolato queste frasi, insieme a tutto il resto delle cose che si potranno e non potranno fare, lo trovate a questo link

Le scuole verranno chiuse e questa è la cosa che mi mette più tristezza. Ancor di più se si tiene conto che le scuole sono i luoghi in cui s’è fatto l’impossibile perché diventassero dei luoghi sicuri. Se le cosiddette “future generazioni” vorranno prenderci a calci nel sedere a noi adulti, in un futuro prossimo venturo, non mi potrò meravigliare. Per niente.

I am a world before I am a man
I was a creature before I could stand
I will remember before I forget
Before I forget that!

In tutto ciò so di essere fortunato: lavoro in un luogo decente, pulito e con persone che stimo. Che non verrà chiuso, per cui continuerò ad “avere continuità di reddito”, come mi disse un caro amico giorni fa al telefono. Indosserò la mascherina per otto ore al giorno e fin quando riuscirò andrò a lavoro in bicicletta. Porteremo i cani al parco, faremo le nostre passeggiate e cercheremo di vivere, o meglio, ricreare una vita all’interno delle maglie delle nuove restrizioni. Torneremo a sfuggire, in un modo o nell’altro, all’imperativo del “restate in casa”. Perché la vita è qualcosa di più, è giusto quel di più che in tante e tanti ora, “riluttanti a lasciare casa” per paura di ammalarsi, non riescono più a prendere in considerazione.

I’m ripped across the ditch and settled in the dirt and I
Wear you like a stitch
yet I’m the one who’s hurt
Pay attention to your twisted little indiscretions
I’ve got no right to win,
I’m just caught up in all the battles

Locked in clutch…
Pushed in place…
Hold your breath…
Listen!

Colonna sonora – Before I Forget 

PS: vista la situazione mi sento di consigliare la lettura del post di Wu Ming A cosa serve l’epiteto “negazionista” e quale realtà contribuisce a nascondere

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