Descrizioni, trascrizioni.
Gambe storte e corte, piedi a papera, pancia gonfia, pancia da birra, maglietta sudata, voce stridula; cammina come se si fosse appena cacato nei pantaloni; culo basso, braccia lunghe, gambe corte, bacino spostato in avanti, capelli corti e occhiali a specchio. Potrebbe essere una guardia, o un cameriere. Uno fra tanti. A scelta.
Deficienti! Cazzo siete… Di là, DI LA’! BASTARDI! Andate a fare in culo, andate! [parola inconprensibile] Forza, oh! Via di lì, eh. E veloce! Quickly quickly. Vaffanculo vieni su.
Il mare è calmo, azzurro, si stende lontano.
Sugli scogli è l’orrore.
Un ragazzo si tuffa, con scarpe e vestiti addosso.
Un ragazzo scappa. Nel mare azzurro che si stende lontano.
Si tuffa per andare via.
Via lontano.
Tiralo su, oh vieni qua, forza!
Pezzi di merda.
Dai! Qua, qua! Forza! [parole incomprensibili] Ora!
Una mano guantata corre al manganello appeso alla cintura, dietro uno scudo di plexiglas, una divisa nera sotto un sole giallo, contro un mare blu; un manganello nero si leva in aria, una mano guantata impugna un manganello. Da qualche parte nel mondo una testa si squarcia. Il rosso sgorga ancora e ancora e ancora.
Vieni di qua! Comando io, non te, siamo a casa mia qua, in Italia – siamo in Italia – Comando io-
– Eh. Allora? Cosa c’è?
– Niente, sono un giornalista, sto riprendendo.
– Per favore te ne puoi andare?!
Una mano contro la lente, lo sguardo scivola sull’asfalto, impronte restano sul vetro.
Qual è il problema? Non capisco. Mi allontano ma qual è?…
Vada di là, via, forza!
Plexiglas contro una lente, contro un corpo, cosa può un corpo? La presenza, la testimonianza; si oppone il plexiglas retto da mano guantata, spinge, colpisce, allontana, una superficie in plexiglas e una mano guantata; dietro il nero della divisa, un pezzo di mare blu, spuma sugli scogli. Uomini in fuga.
– Me ne vado, me ne vado.
– Le dico di andare di là!
Questa è un’operazione di polizia. Vada!
– Calma, calma.
– Vada via!
– Sono un giornalista.
– Un pubblico ufficiale le ha detto di andare via. Vada, vada! Vada senza voltarsi, vada.
Raggi di sole riverberano sulle lenti, sugli occhiali a specchio, mani guantate scivolano su manganelli.
– Guardi che se glielo ripeto di nuovo la accompagno nei nostri uffici.
– E’ un mio diritto!
– Ce l’ha un documento?
L’occhio meccanico puntato in basso si rialza, incontra lo specchio degli occhiali, orbite vuote, un teschio. L’orrore.