Stabat Mater di T. Scarpa

Scarpa con questo libro prova a fare una cosa difficilissima, prova a fare musica utilizzando la prosa. La partenza non può che essere in una posizione di svantaggio, il risultato non può che essere mancante di qualcosa. Nello stereo continua a suonare il cd con le Quattro stagioni , La Tempesta del mare e L’estro armonico di Vivaldi, ho appena finito di leggere Stabat Mater. Si apre il ibro, si comincia a leggere e si è già nel pieno della storia, non c’è introduzione, niente preparazione e le parole di Cecilia hanno magnetismo e bisogna ascoltare e sintonizzarsi, poi si procede insieme alla sua voce. E la bellezza dei passaggi fra i piani emotivi non tarda a manifestarsi. Per me è stato così. Ci sono momenti molto belli, intensi da sentirserli risuonare dentro il suono delle domande e il senso della solitudine di Cecilia. Ci sono momenti in cui gli anacronismi (ammessi da Tiziano Scarpa nella nota a fine libro) sia di linguaggio che storici suonano stonati e, pur sostenendo la scrittura e la narrazione, creano delle crepe fastidiose. Come Cecilia anche Scarpa stona consapevolmente, stona perché sa di saperlo e poterlo fare e le parole si srotolano in un continuum creato con delicatezza e potenza e allora tant’è si continua a leggere, però… Da circa metà libro in poi ho letto ascoltando la musica di Vivaldi (la versione di Europa Galante, molte altre con ‘autori e interpreti che hanno preso sul serio la musica vivaldiana’ le consiglia l’autore nella nota) a volume piuttosto sostenuto e, anche se non è necessario al fine di gustarsi la storia, è stato un modo per afferrare e mantenere il ritmo della scrittura. C’è un momento in cui Scarpa, attraverso Cecilia, parla di linguaggio, significato, relazioni fra note e fra note e parole: accordi. Stabat Mater è fatto di accordi da scoprire, a volte stonati a volte armonici ed è in se un bel omaggio musicale, suonato da Scarpa con un pizzico di necessaria serietà, al proprio compositore preferito. Applausi. Resta l’impressione che qualcosa non si sia potuta fare. Silenzio.