Appunti su UFO 78 di Wu Ming

Faccio un po’ di ordine fra i miei appunti, per quanto mi riesce;

Nel maggio del 1978 avevo meno di due anni, quindi non so niente del clima da assedio, dei posti di blocco per le strade, del martellamento mediatico sulla linea della fermezza, della claustrofobia dei 55 giorni del sequestro Moro. Non ne so niente ma avendo vissuto gli anni del confinamento nel “periodo Covid”, avendo visto i posti di blocco per le strade, eserciti a pattugliare confini, persone inseguite e fermate perché stavano facendo una passeggiata o una corsa in spiaggia, avendo saputo di delazioni fra vicini, elicotteri in volo a caccia di “untori”, di paranoia e ipoconria e del disgustoso martellamento mediatico del biennio Covid, non faccio troppa fatica a immaginare il clima.

Leggendo l’ultima fatica di Wu Ming si capisce che il 1978 fu l’anno in cui iniziò il nostro presente.

UFO 78 è un romanzo corale, ci sono più storie, più sentieri che viaggiano paralleli – si seguono tutti benissimo nel bosco della storia – e tutti convergono verso un luogo in cui i misteri verranno risolti; perché di cose da scoprire ce n’è più di una.

UFO 78, come storia, non solo tiene incollato chi sta leggendo alle pagine ma pone delle domande; ad alcune risponde altre le lascia aperte, le lascia rimbombare in testa e sono domande che hanno a che fare più con il presente eterno italiano che non con la storia narrata;

In questo senso è un libro potente, oltre che bello, e pericoloso, tanto quanto – se non di più – i romanzi scritti da Martin Zanka, uno dei personaggi principali. E’ un oggettao narrativo che non si limita a raccontare una storia avvincente e descrivere ciò che è accaduto durante il 1978 ma che si pone l’obiettivo dichiarato a pagina 15 di “raggiungere la verità affrontando l’ineffabile, si trattasse anche di lupi mannari e dischi volanti”. Non tanto trovare le prove quindi, ma raggiungere la verità attraverso l’interpretazione di segni rivelatori, attraverso l’intuizione che permette di connettere punti lontani in modo inaspettato e ricreare il disegno che altri volevano nascosto, bruciato.

Nel 1978 il Potere sacrifica un suo rappresentante di prim’ordine. Perché?

Perché preferirono farlo uccidere e prima ancora farlo passare per un matto, uno non più in possesso di capacità di intendere e volere? Fare lo scambio di prigionieri avrebbe significato fare dei passi indietro? Riconoscere che il conflitto sociale era diffuso e fortemente sentito?

Cosa potevano fare così che tutto – in apparenza – cambiasse?

(Non so se è stata indagata questa posizione cristologica di Moro in cui fu relegato dal suo partito, ruolo di cui avrebbe fatto volentieri a meno.)

Prima di iniziare la lettura di UFO 78 stavo leggendo Il Gattopardo e la frase in cui si afferma che “se vogliamo che tutto rimanga com’è, bisogna che tutto cambi” l’avevo già letta ed è proprio lì, a quella frase che va la mente quando in UFO 78 leggo il riassunto/spiegazione di come si arrivò al compromesso storico, degli anni di lavoro certosino che aveva spento Moro per raggiungere il risultato; e ancora di più la frase di di Tomasi di Lampedusa mi risuona in testa quando leggo del pamphlet “Rapporto veridico sulle ultime oppurtunità di salvare il capitalismo in Italia”. In particolare il punto in cui Wu Ming scrive che l’autore del pamphlet “esortava i suoi pari a fare ciò che in apparenza sembrava l’opposto, cioè far entrare nel governo il p.c.i.”.

Così che niente cambiasse davvero ma che il potere ne uscisse ancora più forte.

 

In UFO 78 abbiamo uno scrittore alle prese con un nuovo libro, un editore con un certo fiuto, una docente universitaria e scrittrice che ha fondato una comune, un ufofilo che cura una rivista musicale, una antropologa che sta svolgendo una ricerca per un libro diverso, un politico imprigionato che può comunicare all’esterno attraverso la scrittura di lettere. (Illuminanti e strazianti le lettere di Moro. Son andato a leggerne alcune e le trovo una lente speciale attraverso cui riguardare gli ultimi quarant’anni “senza più primavere”, come canta Giorgio Canali.) La dimensione intertestuale e metalinguistica è evidente e i vari personaggi sono portatori, ognuno, di una visione del mondo. A una prima lettura sia Jimmy che Zanka (il quale sta scrivendo un libro che cambierà radicalmente durante il periodo delle leggi speciali e della prigione a cielo aperto in cui fu rinchiusa la popolazione italiana durante il sequestro di Moro, cosa che succede anche Wu Ming durante i due anni di pandemia e leggi speciali e confinamento) sono portatori di un punto di vista affine – credo – a quello di Wu Ming. Mi sono chiesto anche se anche la sconfitta della guru in seno alla comunità non dica qualcosa del modo di intendere il ruolo di chi scrive all’interno di un movimento – o gruppo o che so io – quando questo ruolo, dicevo, è organico e magari non critico. Per non farmi prendere la mano dalla decodifica aberrante – come la definiscono i semiologi – mi fermo qua. Aggiungo solo che la dimensione musicale del libro andrebbe indagata – la colonna sonora, i rimandi, le citazioni, gli omaggi – non è certo meno ricca di quella metalinguistica.

UFO 78 è anche un libro su lupi mannai e oggetti volanti non identificati.

Cosa sono? Cosa rappresentano? Cosa significano per noi? Che veritano celano?

Cosa sono gli UFO?

L’ufo rappresenta l’incontro inaspettato, la speranza che ci sia altro al di là di questa realtà; Scrutare il cielo alla ricerca di un disco volante fu all’epoca (anno ricchissimo di avvistamenti il 1978) ma anche durante i passati mesi di confinamento e in particolare questo 2022, un modo per sfuggire alla gabbia di leggi speciali e polarizzazione delle posizioni: pro o contro i terroristi; pro o contro il confinamento a casa; pro o contro il vaccino; La macchina mediatica satura ogni spazio e non resta spazio per un ragionamento più complesso, una visione altra e magari liberatrice; E perciò si guarda il cielo, per sfuggire alla morsa e si spera di vedere qualcosa d’altro. Magari, perché no? Tanto dagli schermi brillano sempre gli stessi denti degli uomini del potere, denti mannari sopra una cravatta ben abbinata, o una felpa intristita;

Uno dei personaggi principali, l’antropologa Milena, incontra le persone aliene in sogno all’interno di una astronave. Non una astronave qualunque, ma quella di Incontri ravvicinati del terzo tipo (sì il film di Spielberg e non scrivo come mai è nel libro con relativa e puntitissima critica; almeno questo ve lo risparmio) e lì ritrova Moro in gabbia che dice la frase “Il sacrificio degli innocenti in nome di un astratto principio di legalità è inaccettabile”; Milena comunica con le aliene, nei sogni si parla un’altra lingua, e traduce la frase di Moro. Le aliene decidono di liberare le persone imprigionate in cambio di… Der Hofbauer”, loro sì accettano lo scambio, e in sogno Moro viene liberato.

Il sogno di Milena è quello della parte sana del paese.

Ecco forse anche perché si cercano – anche in sogno – gli Ufo: per trovare un po’ di saggezza quando si è circondati dall’ottusità.

Un altro dei personaggi è il Quarzerone, una montagna che sta tra le Alpi Apuane e l’Appennino, sta lì nel mezzo non appartenendo del tutto né a una cosa né all’altra. E’ una montagna strana, un luogo di avvistamenti, un catalizzatore di storie.

Il Quarzerone entra in scena subito con le sue grotte, i suoi pericoli e i suoi misteri e nel procedere della narrazione veniamo a conoscenza dei diversi modi con cui si sale sul Quarzerone e – per estensione – su tutte le altre montagne: per giocare e stare insieme (gli Scout), per creare un nuovo modo di vivere in comune (il gruppo di Thanur); per avvistare gli Ufo (Bernacca), per indagare, mappare e accompagnare (Gheppio), per cacciare e nascondere (Buffalo Bill), per spalancare le porte della percezione e trovare rimedi (Jole, Jimmy e il gruppo di ufofili). UFO 78 inizia con la scomparsa sulla montagna dei due fidanzatini Margherita e Jacopo e nei capitoli successivi veniamo a conoscenza che in modi diversi, alcuni personaggi che incontriamo, hanno partecipato alle ricerche. Da una parte il modo di Gheppio e Buffalo Bill e degli Scout alla ricerca di tracce e indizi, seguendo piste e ipotesi, dall’altra il modo di Jole che vede le tracce di sangue e sente di aver incrociato il percorso di un lupo manaio. Lupo mannaro è una persona “che è mezzo uomo e mezzo bestia”. La strega (perché lei è una persona saggia, una strega) capisce che sul Quarzerone si aggira un pericolo a cui non basta opporre la razionalità per individuarlo e riconoscerlo.

Nel modo che hanno Jole, Jimmy e il gruppo degli ufofili di stare insieme in montagna mi piace leggere in filigrana un approccio che chiamiamo Molotov. Si va in montagna per condividere esperienze, raccontare storie e forzare le maglie dell’immaginario e tornare con nuove armi con cui affrontare il quotidiano. Una modalità che può essere ricca di scoperte inaspettate. Il romanzo quindi non è “solo” un libro in cui si analizzano le leggi speciali, la prigione a cielo aperto e lo stato delle cose dal ’78 a oggi, ma un libro in cui una visione del mondo caparbiamente guarda il cielo – la montagna, il mare, il paesaggio – per creare argine alla paura che paralizza più della cosa che fa paura, agire quindi seguendo prassi in continua evoluzione.

Sarà così Milena, aggregatasi agli ufofili per passare a una fase più partecipativa della ricerca, durante una nottata trascorsa in montagna e dopo aver bevuto un decotto di funghi allucinogeni a riuscire a vedere – come Jole prima di lei – un sentiero fatto di segni altrimenti invisibili agli occhi. Così come riuscire a sentire le voci che la guida lungo il percorso e così individuare la tana del lupo manaio nascosta fra le pieghe della montagna, luogo dove molto probabilmente sono stati uccisi e fatti sparire Margherita e Jacopo, i due fidanzati.

Aggiungo quindi che andrebbe indagata anche la differenza fra le “droghe” presenti nella storia: l’eroina che ingabbia e i funghi allucinogeni che liberano la visione.

Con questo libro – mi pare – Wu Ming traccia delle “linee di appartenenza”. Ci sono voci amiche disseminate lungo le pagine sin dall’esergo con Bifo per poi passare da Marco Felder e Paolo Vinti e Giuseppe Genna e Valerio Mastandrea – queste quelle più evidenti – per poi arrivare alle moltitudini di compagn* con cui Wu Ming ha attraversato gli anni di pandemia e il periodo di stesura del libro. Sul mio quaderno ho scritto che a lettura ultimata, passando alle riconoscenze, l’atmofera che ho colto – ma magari l’ho immaginata – è un po’ come quella che c’è dopo una battaglia, o anche solo dopo un concerto o uno spettacolo teatrale: ci si guarda intorno, ci si riconosce con chi è ancora in piedi, si cercano conferme negli occhi di chi si incrocia e, se ci sono dispersi, si mette in conto che quelli che sono andati via forse hanno cambiato lato della barricata. Se ne prende atto, tutto qua.

Il percorso di scrittura di UFO 78 non sarà stato facile ma il risultato è di altissimo livello.

Ora si tratta di continuare. Con emozione, con emozione altissima!

Buon cammino compadres.

 

Colonna sonora: Morire perché, Giorgio Canali e Rossofuoco

Ps: La bibliografia selezionata, posta alla fine del libro, è un gioiello da esplorare.

Ps1: per restare aggiornati sul tour di presentazione del libro seguite il calendario su Giap!

 

UFO 78, edizione Einaudi, €21,00, da comprare preferibilmente in librerie indipendenti

 

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