Like cake in a crisis \ We’re bleeding out. Parte prima

You’re waiting on miracles
We’re bleeding out
Thoughts and prayers, adorable
Like cake in a crisis
We’re bleeding out
While you deliberate
Bodies accumulate

Di preciso non so cosa stia succedendo per le strade di Vienna. Non lo so da giorni, in realtà. Immagino il Ring, il Graben e tutto il centro storico semivuoto ma dovrei poter uscire di casa per poterlo appurare. Ma ora non lo posso fare. Lavorando e facendo la spola lavoro-casa/casa-lavoro ho notato – nelle ultime settimane – una diminuizione dei turisti in metropolitana, ma niente di più. Le persone hanno continuato ad andare a lavoro e a vivere normalmente. Almeno apparentemente. Venerdì scorso (13.03) è stato l’ultimo giorno di lavoro prima dei due giorni di pausa. Ed è stato un giorno strano: abbiamo lavorato facendo solo asporto senza servizio ai tavoli. La gente entrava nel locale, dopo aver letto l’avviso affisso all’ingresso, si guardava intorno ordinava il pranzo o altro da portare e andava via. I clienti fissi, quelli che di solito vengono a fare sia colazione che pranzo, chiedevano il perché e il percome e il padrone ci teneva a dire che era per evitare il contagio, che lui avrebbe già chiuso ma stava aspettando le direttive del governo – anche se fino a oggi è stata imposta la chiusura serale dei ristoranti per le 15:00; la chiusura definitiva invece verrà imposta per decreto da domani lunedì (16.03) -, che non ha senso lasciare aperti i ristoranti quando basta una persona per contagiare tutti, e poi ci sono i dipendenti che sono come una famiglia – dice – come si fa con loro? Ad alcuni ha fatto prendere le ferie, uno è in malattia, gli altri a mezzo servizio. Mica possono perdere lo stipendio, dice, ma lui mica ci può rimettere. Bisognerà fare dei sacrifici, dice, ci andremo a perdere un po’ tutti.
Nel frattempo faccio due caffè da portar via, incarto delle brioches, incasso i soldi, consegno resto e scontrino, lavo le mani e passo al prossimo cliente: incarto i dolci, le pizze, incasso i soldi, do il resto, disinfetto le mani, carico la lavastoviglie, rilavo le mani, faccio altri due cappuccini da portare, incasso, do il resto, lavo le mani ancora e ancora e canto fra me

Sit and talk like Jesus
Try walking like Jesus
Sit and talk like Jesus
Talk like Jesus
Talk, talk, talk, talk
Get the fuck out of my way

Si chiude il locale e torno a casa, in metro c’è gente stanca come me, stessi sguardi. Il giorno dopo mi sveglio con la febbre a 38. Chiamiamo il numero per le emergenze da Corona virus e, una volta che hanno compilato la mia scheda segnando che ho solo la febbre e nessun altro sintomo e che non sono stato in nessuna parte della città in cui ci sono dei focolai, mi dicono che no non mi faranno il tampone. Mica lo possono fare a tutti. Quindi non so se ho una normale influenza oppure se ho preso ‘sto cazzo di virus su cui hanno montato il delirio che stiamo vivendo. Non lo so e non lo saprò. Resterò a casa fino a quando non starò meglio e poi tornerò a lavoro. Questo è quello che pensavo fino a poche ore fa. Poi il padrone del locale dove lavoro mi chiama e: sai dobbiamo chiudere, quindi resterete a casa. Licenzierò tutti perché, sai, se non c’è lavoro non vi posso tenere. Dovete chiedere la disoccupazione, che voi potete farlo, mentre a me – sai – non mi daranno niente. Rispondo che fa parte del gioco. Lui mi dice: poi, quando passerà la situazione, vi riassumerò tutti.

Try braving the rain
Try lifting the stone
Try extending a hand
Try walking your talk
or get the fuck out of my way

Contatto un collega che ancora non ne sa nulla, racconto della telefonata col padrone del locale e lui mi dice: non ci lascerà a piedi, dai, resteremo a casa ma ci pagherà lo stipendio. Ripeto che molto probabilmente non sarà così ma non insisto, non ho voglia di stare a smontare la fiducia degli altri. Ci aggiorneremo domani.
Da quanto ne so il governo ha già pensato di stanziare fondi sia per le aziende che per i lavoratori, ma non conosco i dettagli. Che tipo di aziende? Che tipo di lavoratori? Dovrò iniziare a cercare, leggere, tradurre, analizzare. Soprattuto analizzare e ragionare sulle scelte che si stanno facendo. Che si fa in fretta a scambiare un invito per un ordine. Intanto iniziano a girare nelle chat le direttive governative in cui sintetizzano i casi per cui si può uscire:

– Solo per motivi di lavoro non derogabili;
– Per acquistare beni di prima necessità (fare la spesa, andare in farmacia);
– Aiutare altre persone;
– Fare passeggiate da soli o in compagnia delle persone con cui si vive.

Appena starò meglio uscirò per strada, nel frattempo sarà peggiorata la situazione? Tanto uscirò comunque. Ho pure i cani da portare a spasso e non può farlo sempre mia moglie.
Non so in che modo la polizia è coinvolta nel controllo del territorio in questi giorni di “emergenza”. Resta il fatto che Vienna è una delle città più sorvegliate d’Europa. Vedremo nei prossimi giorni. C’è da restare lucidi e saldi per affrontare ancora una crisi, l’ennesima, per non restare soli e lavorare noi – insieme adesso – sul dopo.

Don’t be the problem, be the solution
Don’t be the problem, be the solution
Don’t be the problem, be the solution
Problem, problem, problem, problem

Colonna sonora: TalkTalk – A Perfect Circle

[La seconda parte la trovate qui]

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One comment

  • Adrianaaaa Marzo 16, 2020   Reply →

    Solidarietà, compagno.
    Ora pensa a guarire.

    Un abbraccio

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