Tagessuppe #7 – mascherine e frattaglie

Lo chiameremo “lo stronzo”, così da risparmiarci descrizione fisica, genere di appartenenza e zona di provenienza…
Lo stronzo entra nel locale con addosso una mascherina stilosa per linea e fattura, colore nero. La tiene ben allacciata e aderente al viso. Nonostante l’aderenza le parole fluiscono ininterrotte e ridondanti. Lo stronzo è amico/quasi socio del proprietario e lui – conscio del suo status – si prende la libertà di passare dietro il bancone del bar, entrare nel laboratorio, tentare approcci con la collega che prova a svicolarsi, prendere le chiavi per andare in cantina. E parlare, parlare, parlare, parlare…

Lo stronzo sta appoggiato al muro della parete che da all’esterno del locale, accanto alla vetrina. Da lì cotrolla noi che lavoriamo e i clienti, spara le sue frasi al suo amico/quasi socio che sta lavorando da quasi dieci ore e che risponde a monosillabi. Di tanto in tanto preso dall’entusiasmo d’aver riaperto il locale, oppure chissà cos’altro, risponde allo stronzo – quasi per cortesia viene da pensare – il quale ne approfitta per continuare a parlare.
Nel frattempo noi lavoriamo schiumando dientro le mascherine: c’è chi svuota la lavastoviglie, chi da una sistemata alla sala, chi pulisce il laboratorio, chi svicola lontano dallo stronzo… E a un certo punto entra una signora con a braccetto una ragazzina, entrambe senza mascherina e la temperatura si abbassa un pochetto nonostante lo sbuffo dei motori dei frigoriferi.
– Cosa potete darci di buono? Dice la signora in un ottimo italiano venato da una inflessione che si può dire che suoni “dell’Est”.
– Tutto quello che vedete, signora. Però dovreste indossare la mascherina.
– A sì, l’ho dimenticata in borsa, scusate. Io prendo un caffè, lei un tè nero e poi vogliamo quella torta lì, dice uscendo.

Lo stronzo dice: certo che se in Italia fanno tutti così stiamo freschi, questi non sanno fare niente, gente del sud fanno quello che vogliono.
Chi sta facendo il caffè dice: c’è chi dimentica di indossarla, capita, poi la mettono subito. E comunque non sono italiani.

Entra un signore e anche lui parla un buon italiano e senza imbarazzo per non avere la mascherina chiede un caffè e due Mignòn al cioccolato. La mascherina per favore, dice qualcuno. E lui sorride paga il conto, esce e va a sedersi allo stesso tavolo con la signora e la ragazzina.
Lo stronzo dice: questi sono del sud. Sì vede.
Mentre sta sistemando la tazzina per il secondo caffè qualcuno dice: non sono italiani, si sente da come parlano. E comunque non vuol dire niente.
E sì non sono italiani, dice lo stronzo, sono di Verona in giù

E nell’aria si sente proprio che c’è qualcuno che vorrebbe prenderlo a calci sulle gengive. Ma l’energia viene trattenuta. Ci sono i clienti, si sta lavorando, Qualcuno dice: quindi l’Italia non esiste? Potrebbe anche essere una buona cosa. Certo resta quella fogna a cielo aperto che appellano Padania.

E lo stronzo non dice più niente.

Colonna sonora: TOOL – Ticks & Leeches

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