YAMUNIN

Luigi Chiarella

Beyond #Brexit

[Come molt* ho amici, parenti e conoscenti che non vivono più in Italia. Anch’io d’altronde vivo ormai da anni in Austria. Facciamo parte di quella massa di persone che per motivi diversi si sono spostati, volenti o nolenti, dal paese in cui sono nati. Siamo migranti, come Danny Nedelko.

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These Days, tra Dora Bruder e The Handmaid’s Tale

In questi giorni sto leggendo Dora Bruder di Patrick Modiano, libro di una forza spaventosa. Forza non solo della memoria ma della narrazione. In questo libro Modiano riporta i nomi di funzionari di polizia, di magistrati e guardie di vari livelli e gradi (quelli che è riuscito a scovare) che furono collaborazionisti dei nazisti durante l’occupazione della Francia. Bontà (e vergogna) loro.

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Manifestazione a #Vienna #riseup4rojava. Contro la guerra della Turchia contro il Kurdistan

Sono stato alla manifestazione di oggi contro la guerra mossa dalla Turchia di Erdogan contro il Kurdistan, qui a Vienna. C’erano famiglie con bambine e bambini al seguito, anzian* e tant* giovan*. Non ho idea del numero ma si era in parecchi (mille, duemila?, non so), tante le bandiere delle YPJ e YPG, tante altre con il viso di Öcalan.

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Descrizioni, trascrizioni.

Gambe storte e corte, piedi a papera, pancia gonfia, pancia da birra, maglietta sudata, voce stridula; cammina come se si fosse appena cacato nei pantaloni; culo basso, braccia lunghe, gambe corte, bacino spostato in avanti, capelli corti e occhiali a specchio. Potrebbe essere una guardia, o un cameriere. Uno fra tanti. A scelta.

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Rage against…

La mia rabbia è quella di chi non ha nulla da perdere. Se non una vita intera. È la rabbia di chi si vede rubare la vita. Giorno per giorno, intera, da chi ha tutto e prende ancora. La mia è una rabbia allo specchio, quella di chi ha capito tardi d’aver avuto soltanto una vita. E nient’altro.

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futuro.

Camminavo e camminavo e

mi dicevo

se non voglio morire non morirò

Un passo e poi

Un passo ancora più in là

Sempre e ancora

Uno

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Il mare lontano.

Poco meno di un mese fa ho ricevuto un’email da Lou Palanca 3, era indirizzata a un gruppo di narratrici, narratori, intellettuali, artiste e artisti calabresi. Ci invitava a sostenere pubblicamente i gestori dell’agriturismo ‘A Lanterna di Monasterace (RC) che hanno subito sette attentati in sette anni, l’ultimo poco tempo fa.
Di seguito trovate il racconto che ho scritto e che dedico a chi resiste in Calabria, con ogni mezzo necessario.
Buona lettura.

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Torino – Firenze A/R [ prima pagina del racconto pubblicato su Lo straniero]

L’impressione che ho è che le città inizino ad assomigliarsi un po’ tutte, a partire dalle stazioni ferroviarie. Sarà forse perché una volta scesi dal treno ci si ritrova davanti bar, negozi e librerie che fanno parte di catene commerciali. Stessi marchi, stesse vetrine, stessi prodotti un po’ ovunque.
La tendenza è verso un modello commerciale che rende i centri delle città interscambiabili tra loro, nella sostanza.

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Strada – Viaggio d’inverno

Stare per strada
è riprendersi l’infanzia
il tempo bambino
in cui un’ora è eterna
“un momento” un giorno intero
e l’orologio è l’incompatibilità
della scansione adulta delle stanze.

Una mappa – Viaggio d’inverno

La barba invecchia
libera folta omogenea
spunta spinge cresce
disegna continenti dai colori cangianti
il nero nel grigio si tramuta nel bianco
continenti in contatto, nessuna frontiera
sulla faccia ho una mappa
paesi interi
etnie, lingue culture
la barba fa del mio volto
un mondo antico.

#Diariodizona – Camioncino anticrisi

In fase di editing è normale – credo auspicabile – che alcune parti di un testo vengano tagliate via o riscritte.
Anche per il Diario di zona è andata così, la riscrittura è stata una fatica e alcune cose le ho buttate via senza problemi. Altre invece le ho tenute da parte, il motivo è semplice: mi piacevano e continuano a piacermi

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Scaramouche, #teatro e rivolta.

Ciò che segue è un omaggio all’attore Leo Modonnét – e alla maschera di Scaramouche – le cui gesta sono narrate ne L’Armata dei sonnambuli. Ogni somiglianza a fatti e/o persone è da ritenersi casuale, per quanto la situazione teatrale italiana renda verosimile e plausibile ciò che è qui narrato. Buona lettura.

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#teatro, comunicazione e Cut up

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Ci sono testi che per essere compresi necessitano di diverse letture, almeno per me è così. A volte devo leggerli a voce alta per afferrarne il senso.
Ci sono però anche testi che restano sordi a molteplici letture. Testi di latta.
Per lo più sono testi che pretendono di “comunicare” e – magari – di farlo anche senza nessuna implicazione ideologica. Si presentano come testi “tecnici”, neutri.
Sono i più buffi e – spesso – i più pericolosi.

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#Diariodizona, prossime presentazioni.

Con passo calmo e deciso il Diario di zona continua il suo cammino. Di seguito un po’ di tracce:

Pochi giorni fa è stata pubblicata una bella recensione su Doppiozero scritta da Enrico Manera, il titolo è Dai tombini di Torino.

Su Giap è apparsa una recensione del Diario di zona che trovate a questo link e un commento ai primi due UNO della collana Quinto Tipo.

Calendario delle prossime presentazioni:

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Su.

Passi.
Passi verso cosa?
Soffia un vento gelido
fra le colline
soffia e rimbalza sulle rocce…

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caduta, nel tempo.

Ore passate sul pavimento

con gli occhi fissi in su e

le braccia che annaspano

ora dopo ora.

Come una tartaruga in un gioco crudele.

Il tempo è un bambino che gioca

ti mette a pancia in su

sul dorso degli anni

e il freddo delle piastrelle blocca il respiro

e niente è più.

È Natale, così dicono.

La farmacia è praticamente vuota, c’è solo un cliente e nel momento stesso in cui le porte a vetri si aprono per lasciarmi passare la farmacista – che fino a un momento fa stava appoggiata alla scaffalatura – si avvicina alla seconda postazione libera accogliendomi con un sorriso.

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#Diariodizona, dal blog allo scaffale

Il Diario di zona è nato pedalando e camminando per le vie di Torino ed è stato pubblicato, nella sua prima forma, in ‘pagine’ sul blog Satyrikon.

Di strada ora ne ha fatta anche il testo: il 19 Novembre è stato pubblicato, per la casa editrice Alegre, all’interno della collana “Quinto tipo” diretta da Wu Ming 1.

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Piccola (ma proprio piccola) raccolta di scritti sul teatro.

In questi anni ho scritto un po’ di riflessioni sul teatro e le ho pubblicate sul sito Satyrikon.org non qui.
Periodicamente mi allontano dal Teatro per poi tornare in modi diversi, uno di questi è la scrittura. Ho scritto sul teatro approfittando dell’occasione che mi hanno dato alcuni spettacoli che, in un modo o nell’altro, si sono staccati dalla massa di “tutti gli spettacoli che ho visto/ascoltato negli ultimi tre anni”.
Sono pochi ma per fortuna ci sono stati.
Di seguito trovate i nomi e i relativi link ai post su Satyrikon:

APPUNTI SU “DOPO LA BATTAGLIA” DI PIPPO DELBONO

LE PRESIDENTESSE DI WERNER SCHWAB A PROSPETTIVA150

The Walk di Bosetti/Cuocolo

Il resto, con riflessioni e appunti anche di @satyrika, lo trovate qui

Lavoro e delazione. Appunti per il Diario di Zona

Mi chiamano dall’azienda, la nuova:
-ieri hai incontrato qualcuno dei nostri in via Po?
-no, perché?
-uno dei recapiti ha detto che ha visto due dei nuovi in via Po.
-non ho incontrato nessuno,se mi ha visto poteva salutarmi
-no è che ha visto due dei nuovi insieme… Non hai lavorato li?
-ho lavorato anche in via Po e non ho incontrato nessuno. Cos’è successo?
-no è che, sai,non si può lavorare insieme e questo ha visto due dei nuovi che erano insieme…
-no, non so. ti porto il terminale con le letture alle 5 e vado via, ho i cani da portare a spasso. A lunedì.

Diario di Zona, otto pagine.

La scrittura della nona pagina è terminata.
Ora si tratta di leggere, rileggere, correggere, riscrivere, scegliere la foto e pubblicare.

I giorni di vacanza che ho dal lavoro di letturista sono iniziati e li dedicherò alla scrittura delle restanti pagine. Non ho idea di quante ce ne saranno ancora. Ho tre quaderni di appunti e spero di cavarne fuori qualcosa di buono. Vedremo.

Se a qualcuno interessa a questo link si trovano le pagine scritte finora e pubblicate su Satyrikon.

Buona lettura e grazie!

#futbologia, appunti (un po’ confusi) su calcio e #teatro

Riprendo a scrivere qui e lo faccio con gioia. Non sapevo che farne di questo spazio: chiuderlo? renderlo privato? Invece vedo che qualcuno ancora passa di qua e, visto che qualcosa è successo, torno a usarlo.
Bene, per scrivere cosa?

Restare a casa per una influenza può essere una buona occasione. Non solo per gustare un po’ di meritato riposo, ma anche per studiare, portare a compimento un po’ di cose rimaste in sospeso e riflettere.
Una delle domande che mi sono posto è: perché non sto andando a teatro?
Da poco è cominciato il Festival delle colline e il mio interesse si è arenato alla lettura veloce del programma. Eppure è uno dei festival più importanti, è uno di quelli che rischia di chiudere. Come tanti luoghi di cultura in Italia.
Un motivo ci sarà alla depressione che mi coglie passando davanti alla biglietteria dei festival, che hanno aperto alla cavallerizza reale, o davanti al Teatro Carignano, o al Gobetti. Ma cos’è? Saranno gli sponsor? Il logo della fabbrica italiana automobili torino e quelli delle banche. Sarà che in questa primavera leggere gli appunti di V. Mejerchol’d su “Teatro e Rivoluzione” e poi andare a uno spettacolo che ha il logo della fiat stampato sul programma di sala mi fa orrore. Sarà che non è cosa, che la febbre e i dolori ai muscoli mi rendono nervoso.

Una settimana fa circa apro la casella di posta elettronica e trovo un messaggio che arriva dal blog dei Wu Ming. Ottimo, mi dico. Un po’ di aria buona.
E il post si è rivelato essere il tonico che mi ci voleva. Scritto da Luca aka Wu Ming 3 ha per titolo: Fùtbologia. La Rivoluzione rotola?

Fùtbologia è “un proclama, un appello, una minchiata, una promessa, un invito, un dài dài dài alla cazzo di cane, una richiesta d’aiuto. Una proposta di calcio totale alla depressione. Attacchiamo. Divertiamoci.” Da concretizzare in “un festival di tre giorni a Bologna per parlare con stile di calcio.”

Il mio primo pensiero è stato: bellissimo, voglio andare.
Il secondo: A far cosa? Perché? Non guardo una partita in TV da ormai 6 anni. Non so chi abbia vinto il campionato italiano degli ultimi 8 anni. Se mi mettono davanti una qualunque formazione senza nessuna indicazione, non so ricondurla a nessuna società.
Comunque, preso da un demonietto gioioso, mi sono messo a guardare su internet anche alcune partite dell’Europeo 2012.
Il tutto con leggero sbigottimento di mia moglie, che avrebbe giurato sulla mia totale indifferenza al giuoco calcio.

Da bambino tifavo Roma, quella del presidente Viola, quella di Falcao. Quella che se la giocava con l’odiata Juve (all’epoca non sapevo perché, l’ho capito più tardi il perché). Poi più niente, anche se quando gioca la Roma… Beh, è diverso.

Non gioco una partita vera da circa 20 anni. Era una semifinale di un torneo di calcetto, la ricordo bene, giocavo in difesa. Non arrivammo in finale e non segnai neppure un gol. Mi arrabbiai molto, anche questo lo ricordo bene. Perché se non vinci non vali niente. Non vale se ti diverti, vale se vinci. E questo mi fece cominciare a rendere odioso il paese in cui stavo crescendo. Ma questa è un’altra storia.
Dopo ci furono le partite in spiaggia fra amici e niente più calcio giocato. Niente tornei, niente partite il fine settimana. I miei amici andavano a giocare a pallone, io mi prendevo la racchetta da tennis e andavo ad allenarmi al campetto accanto.
Un altro episodio che ricordo bene è legata a un grosso vaffanculo detto a un tipo più grande e più grosso di me. Stavamo tornado a casa dopo la scuola, eravamo sul trenino che collega la metropoli Catanzaro al paesello. I mondiali Usa del 94 erano passati da poco e lui stava sparlando di Maradona. E no eh, Maradona non si tocca.

Dopodiché un costante, inarrestabile, allontanamento dal calcio. Ho continuato a seguire, con mio padre (che ha sempre religiosamente rispettato il rito domenicale di 90° minuto e Stadio Sprint) e mio fratello prima e con gli amici/coinquilini nel periodo universitario poi, alcune partite del campionato e i mondiali. Ma con poco entusiasmo.

L’unica squadra di cui ho fatto parte, dal 1998 al 2005, mi ha portato a giocare e sudare e divertirmi, anche nelle situazioni peggiori, in alcuni dei più importanti teatri italiani. L’allenamento quotidiano, lo spogliatoio, le tattiche ripetute fino alla nausea e i debutti davanti a decine e a volte centinaia di spettatori paganti l’ho vissuto con una squadra magnifica composta da donne e uomini generosi, atleti magnifici. A loro devo molto. Insieme vincemmo anche un prestigioso premio nazionale in quel di Sant’Arcangelo di Romagna (insieme a un altra squadra palermitana che poi divenne molto più famosa di noi, ma va bè anche questa è un’altra storia). Alle compagne e ai compagni di Teatro Rossosimona va la mia gratitudine, per avermi insegnato il gioco di squadra.

Tutto questo delirio per dire cosa. Per dire che Fùtbologia ha aperto un luogo di confronto e in tempo di crisi, in cui si è tentati di chiudersi a riccio e difendere il proprio piccolo spazio di sopravvivenza, è cosa lodevolissima. E la proposta di calcio totale alla depressione ha sortito in me l’effetto di farmi tornare in strada con gioia. Prendere in considerazione che anche in Teatro, così come nel calcio, i bei tempi non ci sono mai stati. Che è possibile fondare da basso una università del teatro, perché no? Che è possibile farlo. Che le oligarchie teatrali in Italia ci sono e continueranno a esserci e l’occasione per tirargli una bastonata sui denti bisogna sapersela creare. E poi coglierla e non sciuparla. Così come trovarsi da solo davanti al portiere, dopo un’azione ben costruita con un buon gioco di squadra.
Così, studiando fùtbologia, ho maturato la certezza che un giorno tornerò a giocare il mio gioco sulle assi di non so ora quale teatro.

Domani tornerò a quello che ora è il mio lavoro. Metterò nello zaino una copia di Calcio: 1898-2010 di John Foot. Leggerò qualche pagina durante la pausa. Farò un po’ di gradoni, come dicono i compagni di Fùtbologia.
Verrò a Bologna. Grazie Compadres.

Gli unici libri riconducibili al calcio che ho letto finora sono:
Io sono el Diego di Diego A. Maradona e Discorso su due piedi di C. Bene e E. Ghezzi