strada

Diario di Zona, otto pagine.

La scrittura della nona pagina è terminata.
Ora si tratta di leggere, rileggere, correggere, riscrivere, scegliere la foto e pubblicare.

I giorni di vacanza che ho dal lavoro di letturista sono iniziati e li dedicherò alla scrittura delle restanti pagine. Non ho idea di quante ce ne saranno ancora. Ho tre quaderni di appunti e spero di cavarne fuori qualcosa di buono. Vedremo.

Se a qualcuno interessa a questo link si trovano le pagine scritte finora e pubblicate su Satyrikon.

Buona lettura e grazie!

#torino .1

Vivo giornate agitate, fra i molti che incontro non penso di essere qualcosa di diverso se non ‘uno fra i tanti’. Vivo le mie giornate fino in fondo, cercando di far bene, e mi sforzo di farlo con dignità. Come sostegno, oltre agli affetti, ci sono i libri, le parole con cui alcuni scrittori hanno voluto lasciare una traccia, forse (decisamente credo) da seguire:
“Uscirono dall’ombra uomini che il fascismo non aveva piegati, avvocati, professori ed operai, e riconoscemmo in loro i nostri maestri, quelli di cui avevamo inutilmente cercato fino allora la dottrina nella Bibbia, nella chimica in montagna. Il fascismo li aveva ridotti al silenzio per vent’anni, e ci spiegarono che il fascismo non era soltanto un malgoverno buffonesco e improvvido, ma il negatore della giustizia; non aveva soltanto trascinato l’Italia in una guerra ingiusta ed infausta, ma era sorto e si era consolidato come custode di una legalità e di un ordine detestabili, fondati sulla costrizione di chi lavora, sul profitto incontrollato di chi sfrutta il lavoro altrui, sul silenzio imposto a chi pensa e non vuole essere servo, sulla menzogna sistematica e calcolata. Ci dissero che la nostra insofferenza beffarda non bastava; doveva volgersi in collera, e la collera essere incanalata in una rivolta organica e tempestiva: ma non ci insegnarono come si fabbrica una bomba, nè come si spara un fucile.”
(Primo Levi, Il sistema periodico, Einaudi, pagg. 133-134)

Leggo così dell’oggi, leggo e trovo conferme per strada: fra le persone che incontro per lavoro 9 ore al giorno cinque giorni alla settimana. Capisco il perché di certi atteggiamenti, capisco la paura, capisco e provo a incanalare la mia collera nel modo migliore.

#torino

incontro persone,
in case con occhi.
poca anima
tristezza marcia dentro.

non anima,
hanno occhi le case.
occhi
implacabili.

scorre il sangue,
sotto la crosta.
torino è sotto se stessa.

Territori

Suono a brutto citofono

chiedo permesso

‘posso entrare per…?’

parole vomitate metalliche in risposta,

un suono secco e son dentro.

Mi porto dietro la fedele 2 ruote.

Attraverso un cortile assolato,

incrocio un tizio Tarchiato Rasato Tatuato

uno sguardo di pietra mi sfiora,

sento un disagio cupo

credo sia stanchezza

tiro dritto verso al figura di vecchio sul fondo

fermo sulla porta del Basso a destra.

Il Vecchio vomita parole confuse e

gesti ampi da terrone,

ha un solo incisivo in bocca.

L’unica via è scendere dalla scala a sinistra

5 metri sotto terra

tornare indietro verso l’androne,

trenta metri di cortile

fare il lavoro e tornare indietro.

Mi arriva l’immagine di una cantina devastata, come tante.

Appoggio la fedele 2 ruote al muro

accanto alla porta della cantina

non la lego,

torna il disagio la stanchezza

sostenuta dal tanfo di terra umida.

Vado giù, percorro i corridoi,

compio svolte, supero porte sfondate.

La luce della torcia elettrica

è la mia isola di calma

fischio il ritornello che ho scelto

per quest’altro giorno di fatica

quasi alla fine.

Andata e ritorno forse 3 minuti.

 

Torno su, respiro,

la 2 ruote è svanita.

Il vuoto mi esplode dentro

cerco il vecchio che dice

“è chinu e bastardi, è chinu e strhanìeri ccà” ,

vero italiano del 150°.

 

Cerco e bestemmio e non credo,

non ti credo Vecchio

e te lo dico

e non servono i tuoi gesti

ho capito

che la 2 ruote è ancora qui dentro

che forse è uno scherzo balordo

che non c’è cazzo

che sei stato tu

e il Tizio Tarchiato Tatuato

come un pittbull mi è addosso

mano in faccia

“checomecazzotipermetti?minchia

miopadrechehasemprelavorato?

chehasemprelavoratoetudicicherubba?

ammiopadrechecomecazzotipermetti?”

Li blocco come posso,

non mi faccio toccare,

e so che potrei entrare nella merda

in un attimo sarebbero pugni e calci e

mi vedo col palanchino spaccare la faccia

al Vecchio e al Tarchiato Tatuato,

spaccargli le ossa.

Mi vedo e parlo

gli punto gli occhi addosso, controllo la voce

parlo e mi allontano piano

e tengo gli occhi sui loro visi

e tengo a bada la mia paura,

le urla che dentro mi dicono di ammazzarli.

Di fare qualcosa, di fargli male.

Fuori dal cortile,

per strada ombre

ci passano accanto,

arriva un terzo in bmw, sembra un film,

accosta e rutta un

“ci sono problemi?”

il Tarchiato Tatuato sorride.

Ti denuncio dice il Vecchio.

 

Mi allontano, lucido, sconfitto,

non tremo neppure,

mi chiedo perché questo.

Non mi è servito a niente:

non ho più la 2 ruote

il Tarchiato Tatuato mi ha *toccato* la guancia,

mi è rimasto nelle orecchie il

“checazzomenefotteammèchetucilavori?

checazzomenefotteeh?”

e mi sento una pezza,

aver evitato la rissa non mi fa sentir meglio

e cosa avrebbe fatto Philip Lacroix?

mi chiedo,

Cosa?

 

il ritornello è tratto da http://youtu.be/fjWlIWf9bfA.