#teatro e rimozione: una testimonianza a partire da “Scenari desolanti” di Manolo Muoio

Nel post che ha pubblicato su Facebook, Manolo Muoio – di cui mi onoro d’essere ancora in qualche modo compagno di viaggio – racconta una vicenda di rimozione. una vicenda tutta interna alla scena del teatro di ricerca italiano. una vicenda che tocca un collettivo di lavoro, una compagnia. e tocca anche me, ero anch’io all’interno del gruppo Teatro Rossosimona. e la vicenda mi fa ancora rabbia. ero giovane, credevo di non essere capace e di non saper gestire i rapporti con i teatri, con gli uffici di distribuzione. molto probabile che fosse così, avevo poco più di vent’anni. poi è maturata una consapevolezza: quella di non far parte di un certo mondo, di un *giro*. ne eravamo esclusi. e questo va oltre le capacità di gestione di una compagnia, di un collettivo, figuriamoci di un singolo agli inizi di un percorso. va bene così, si dice. va bene un cazzo. è questione di stile. “poi si invecchia e ci si rede conto…” scrisse Coupland. ma noi siamo ancora qua, i nostri lavori hanno lasciato una traccia. basta saper guardare. noi continueremo il nostro viaggio, ognuno a suo modo. ognuno col suo stile. magari in campi diversi. abbiamo un bagaglio fatto di lavoro quotidiano, metodico, di qualità, una cassetta degli attrezzi che possiamo applicare in qualunque campo. con una qualità “evidente anche a un bambino”. parafrasando una frase di Gomorra (che resta un gran libro, nonostante Saviano): Maledetti bastardi, siamo ancora vivi.

il post di Manolo lo trovate qui -> Scenari desolanti
buona lettura.

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